mercoledì 26 marzo 2014

Sugo di pomodoro ... finto

Vi avevo parlato qui del momento particolare che stavo vivendo in relazione alla perdita del lavoro. Mentre qui vi avevo detto che in questi giorni ero molto presa da situazioni che bollivano in pentola. Ebbene, siccome in questi giorni non sono più riuscita a mantenere una certa regolarità nell’aggiornamento del blog, oggi che ho un attimo di tempo vi voglio spiegare i motivi. E’ giunto il momento di svelare l’arcano … scherzo!!!
Comunque la bella novità è che ho trovato un nuovo lavoro, per cui in questi giorni ero tutta presa dall’iniziare quello nuovo e portare a termine quello vecchio. Una bella impresa nell’incastrare gli orari (lavorativi e famigliari) e nel pranzare con un pacchetto di cracker al volo (sigh). Però questa situazione sarà così solo per un paio di settimane e, soprattutto, per una motivazione così bella e importante, vale la pena fare qualche pranzo in modo indecente.
Devo ammettere di essere stata molto ma molto fortunata, perché non avevo ancora terminato il mio vecchio lavoro che già ne avevo trovato uno nuovo, che mi necessitava. E pensate la coincidenza: ora lavoro presso una casa editrice che pubblica solo libri di cucina. Cioè, il massimo per me. Usando appunto un termine culinario …è proprio il mio pane!!!
Ora, per essere tranquilli in famiglia, manca mio marito nel trovare un nuovo lavoro, ma non voglio di certo disperare. Confidiamo sempre nella Provvidenza, che non viene mai a mancare laddove necessita.
Ma ora che il mistero è stato svelato voglio postarvi la ricettina di un sugo davvero alternativo, che mi ha insegnato la mia cara amica Ramona, chef macrobiotico.
Tutto nasce anche dal fatto che mio marito e due dei nostri tre figli sono intolleranti alle solanacee e per cui addio pasta al pomodoro o tagliatelle al ragù. Ma ecco che è arrivato in soccorso questo sugo di pomodoro “finto”, come lo chiamano i miei bambini.
Perché sugo di pomodoro? Perché è di colore rosso. E allora perché finto? Perché è fatto senza pomodoro. Mmmmmhhhh, c’è qualcosa che non quadra.
No, no, tutto quadra, purchè si rispettino rigorosamente le dosi indicate dalla ricetta, altrimenti il colore potrebbe non essere proprio rosso ma variare leggermente.
Provare per credere … e poi fatemi sapere!

Ingredienti:

400 gr. di carote pulite
1 cipolla
250 gr. di barbabietola rossa cotta e già mondata dalla buccia
2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
1 pizzico di sale
3 cucchiai di acidulato di umeboshi
basilico a piacere
1 tazza di acqua

Pulire la cipolla e affettarla. Soffriggerla nell'olio per qualche minuto.
Aggiungere le carote e le barbabietole a pezzetti, condire con un pizzico di sale, lasciare inaporire per qualche minuto, aggiungere l'acqua, poi mescolare e coprire.
Cuocere per 30 minuti o finchè le verdire saranno morbide.
Raggiunta la cottura, levare dal fuoco, frullare il composto con un frullatore ad immersione, condire con l'acidulato di umeboshi e rimettere ancora un paio di minuti sul fuoco. Spegnere e condire a piacere con basilco spezzettato.

Verdure mondate e tagliate
Verdure in cottura

Ecco come si presenta il sugo dopo essere stato frullato

Sugo di pomodoro vero o finto???
 

venerdì 21 marzo 2014

Bentornata primavera !

La primavera quando arriva, ci parla. Senza dubbio . E noi la possiamo raccontare attraverso le parole o le immagini.
Io ho preferito utilizzare la seconda opzione.

Serie di primule colorate ....
....nel nostro giardino


Ciclamini

Il nostro ulivo


Germogli che spuntano

Le nostre fragole

Il nostro rosmarino in fiore

Finalmente poter stendere all'aria aperta!

Potatura dei nostri alberi da frutto

Il pesco nano ... della terza figlia

L'albicocco... del secondo figlio


Il susino...del primo figlio
Vista di nuvole rosazzurre dal balcone




Splendida magnolia

Tarassaco lungo i marciapiedi





Le sempre semplici e belle margherite


Potatura degli alberi lungo le vie del paese

Giardino fiorito di un'amica
 


mercoledì 19 marzo 2014

La festa del papà

In questi giorni sono molto presa per delle cose che bollono in pentola (anzi, ormai sono cotte al punto giusto) delle quali vi parlerò non appena ne avrò il tempo. Ma oggi non potevo non scrivere niente sulla festa del papà.
Sempre, quando si parla di figli, si parla delle mamme. Quello che devono fare le mamme, quello che provano le mamme, quello che soffrono le mamme … e ai papà non ci pensa nessuno?
Cosa sarebbero le famiglie senza i papà? E dove sarebbero i bambini se non ci fossero i papà?
Per la crescita dei figli sono una figura altrettanto importante quanto la mamma. Solo attraverso la presenza costante, serena e preziosa di mamma e papà i bambini possono crescere in modo equilibrato, riuscendo a sviluppare in sé sia la parte maschile che quella femminile.
Solo attraverso l’amore di mamma e papà possono imparare l’importanza della relazione tra uomo e donna. E attraverso la presenza di papà che aiutano le mamme nella gestione della famiglia, possono imparare che ogni lavoro, se fatto con dignità e premura verso gli altri, può far crescere. Non è vero che i mestieri di casa sono cose solo da donne. Sono sempre felice quando sento che in casa anche gli uomini aiutano e si danno da fare. E posso dire di essere fortunata, non solo perché anch’io ho un marito così ma soprattutto perché i miei figli hanno un papà che insegna loro davvero tanto.
Infine, ricordando un mio caro amico, faccio gli auguri anche a tutti quei papà che si dividono e si spendono con amore tra il loro essere papà e il loro essere figli, di genitori ormai bisognosi di cure.
Il mondo non sarebbe possibile senza i papà. Auguri di cuore a tutti!!!

Lavoretto per il papà del secondogenito (prima elementare).

venerdì 14 marzo 2014

Una merla fa primavera ....

... ops, forse era "una rondine fa primavera". Sta di fatto però che al giorno d'oggi vedere le rondini diventa un'esperienza sempre più rara. Invece con i merli....
Questa mattina, dopo aver accompagnato tutti i figli nelle varie scuole e asilo, sono tornata a casa e, sul cancello, vedo un merlo con in bocca qualcosa. "Menomale, ha trovato del cibo" ho pensato tra me e me. Ma poco dopo, mentre mi accingevo a bagnare dei vasi di fiori, mi sono accorta ancora dello stesso merlo, con tantissime foglie nel becco. "Sta costruendo un nido", non poteva che essere il pensiero più giusto.
Allora sono entrata in casa, mi sono apostata dietro la finestra con tanto di macchina fotografica al collo e ho iniziato ad osservare.
Innanzitutto, come mi ha ben insegnato mio figlio di sei anni, non si trattava di un merlo ma di una merla, perchè aveva il becco grigio, a differenza del maschio che ce l'ha arancione.
Quindi si trattava proprio di una mamma che stava preparando il nido per i suoi cuccioli.
L'ho osservata per un tempo prolungato. Veniva nel mio giardino a "fare il pieno" di foglie di acero nano cadute durante l'autunno. Volava via e dopo neanche un minuto ritornava alla carica. Il nido quindi non poteva essere lontano. Ho affinato l'osservazione e ho visto che stava facendo il nido in un cespuglio dei vicini, proprio accanto al mio cancello. Mi sono resa conto del grande e impegnativo lavoro degli uccelli per offrire un rifugio sicuro ai loro piccoli quando stanno per nascere. E tutto questo mi ha fatto venire in mente a quanto amore e quante attenzioni anche noi mamme dedichiamo al nostro piccolo quando è ancora in pancia, per tutti i nove mesi. E' davvero la meraviglia della vita nascente!
Chiamiamolo istinto per gli animali o amore per gli umani ma entrambi parlano di maternità. Ogni pensiero, ogni azione, ogni fatica, ogni paura sono finalizzati a proteggere al meglio il futuro nascituro. Per noi umani nove mesi sono lunghi ma io porterò sempre il ricordo piacevole di quel periodo nel quale il bambino nel grembo diventava un tutt'uno con me stessa, un amore profondo per qualcuno che ancora non si conosceva ma proprio perchè era profondamente radicato nelle viscere, diventava la cosa più importante per cui vivere. Le tre gravidanze con le quali sono riuscita ad avere i miei tre figli, pur essendo state diverse perchè diversi sono i figli, mi hanno sempre permesso di vivere un periodo privilegiato, intessuto di meraviglia e amore, e per questo non posso che ringraziare il Signore e la natura che ci hanno fatti in questo modo e con queste caratteristiche, penso innate.
Anche se gli animali sono fatti in modo decisamente diverso dagli uomini e tutto il loro lavoro preparatorio per una nascita magari viene fatto solo per istinto dettato proprio dalla natura, sono certa che possono essere per noi un bellissimo esempio di amore e costanza nell'attendere la nascita di un figlio. Oggi per me è stato prorio bello poter osservare questi "lavori in corso" e poter ripansare alle mie gravidanze, per fare ancora una volta memoria del grande dono che ci viene affidato attraverso i figli, che vengono a noi anche per la nostra crescita personale.
Grazie, cari amici volatili, che avete scelto la nostra casa per potervi sfamare, annidare e poter fare nascere e crescere nuove creature!
Cerca, cerca ....

continua la ricerca ...

.... trovate !!!

Guardate quante foglie

in un piccolo becco

riesce a tenere.

Ecco il mio acero nano spoglio dall'autunno.

Qui la merla sta portando le foglie nel cespuglio.


finalmente ....

Ed eccolo

L'ACCOGLIENTE NIDO


venerdì 7 marzo 2014

Per chi ama gli animali

Pubblico volentieri la locandina di una conferenza organizzata dall'Associazione Culturale Steineriana
"Il Dondolo", tenuta dal medico veterinario antroposofo dott. Claudio Elli.

Chi volesse avere maggiori informazioni mi può contattare. Grazie!

giovedì 6 marzo 2014

Un pò di lettura

Proprio ieri ho terminato di leggere un libro che ci era stato consigliato dalla maestra dell'asilo di mia figlia. Si intitola "Bambini e basta" scritto dalla psicologa Irene Bernardini. E' un libro che si legge tranquillamente, perchè molto scorrevole, sembra quasi di parlare con l'autrice stessa. Mi è piaciuto molto perchè mi trova vicinissima alla sua opinione e inoltre lo trovo attualissimo. Di seguito vi riporto la descrizione all'interno della copertina nella speranza di alimentare in qualcuno il desiderio di leggerlo. 


Questo libro parla di bambini: di bambini "adultizzati", che decidono al posto dei grandi (si scelgono l'abbigliamento, la scuola o gli amici da frequentare, aiutano la mamma in crisi, concedono il loro benestare alla nuova fidanzata di papà, stabiliscono nelle separazioni come dividere il proprio tempo fra i genitori) e sono costretti a prendere posizione, schierarsi, "farsi carico". E di adulti "infantilizzati", sempre più insicuri e fragili, che non sono capaci di governare le loro vicende personali (e i loro umori) e scaricano responsabilità e compiti sui figli. E poi di bambini partner, bambini capolavori, bambini trofeo, bambini tiranni; bilingui, trilingui, schermidori, danzatori, calciatori, teatranti, cantanti, già vittime dell'"ansia da prestazione". Ma i "bambini e basta", che fine hanno fatto? Sembra che ai giorni nostri stia quasi venendo meno la libertà e il diritto a essere piccoli: a non dover fare troppo, decidere troppo, pensare troppo. Attingendo a storie di genitori in crisi ascoltate nel suo studio di psicoterapeuta e mediatrice familiare, ma anche a vicende di amici e conoscenti e, non ultima, alla sua personale storia di madre, Irene Bernardini mostra come sia nell'interesse generale che si ristabiliscano responsabilità e ruolo degli adulti per alleggerire il carico sempre più pesante che grava sulle spalle dei piccoli. E ci offre la possibilità di soffermarci un attimo a pensare a loro, ai nostri figli, e finalmente di vederli davvero per quello che sono: bambini, bisognosi di essere tenuti, sostenuti, contenuti. Di essere accompagnati con fermezza dai grandi là dove non sanno andare perché, appunto, sono piccoli e a non sono in grado di "accompagnarsi" da soli verso il proprio bene.

"Abbiamo bisogno della loro irresponsabilità affinchè della libertà di non dover rispondere possa nascere la fantasticheria di un mondo migliore. Abbiamo bisogno che straparlino, strapensino, che vogliano andare in pigiama sul balcone per vedere Babbo Natale anche se ci toccherà impedirglielo, oppure avvolgerli e avvolgerci nel piumino ad aspettare insieme a loro finchè il sonno li vincerà. Abbiamo bisogno di avere sott'occhio la loro fragile temerarietà, i terrori e l'audacia, la genialità della loro innocenza. Abbiamo bisogno di rispettarli per sentirci degni. Di proteggerli per sentirci forti. Di guardarli per sentire il bene prezioso della tenerezza. Di guardarli, ancora, e ridere di gusto. Di ascoltarli per imparare a parlare e pensare fuori dagli schemi. Abbiamo bisogno dei bambini, che sono persone intere e immature, incompiute e perfette, che cambiano ogni giorno".
Un libro per tutte le bambine e tutti i bambini che hanno bisogno che noi siamo grandi. E per tutti noi, donne e uomini, genitori e non solo, che abbiamo bisogno che i bambini siano piccoli.


martedì 4 marzo 2014

Carnevale soft

In questi due giorni, lunedì e martedì grasso, le scuole sono chiuse e i bambini sono a casa. Un periodo prolungato di vacanza che parte dallo scorso sabato. Il carnevale però non è un momento che i miei figli amano particolarmente festeggiare. Il primo figlio, sin da piccolo, non ha mai voluto vestirsi in maschera e, forse per imitazione, anche per il secondo non è una cosa molto amata. La terza poi, penso che non sappia nemmeno cosa sia il Carnevale. Per cui, in questo periodo dell'anno non sono mai presa da costumi, coriandoli e stelle filanti. Tra l'altro il mio primo figlio, proprio sabato e domenica, è stato colpito da una forte infiammazione alla gola, con tanto di placche e febbre.
Ma a Carnevale non si possono non mangiare i dolci tipici. I travestimenti non mi toccano più di tanto, ma sul fare i dolci non riesco a resistere. Per cui il pomeriggio della domenica mi sono dedicata, insieme al secondo figlio, alla preparazione di chiacchiere (anche sperimentando la versione senza glutine) e di krapfen vegani al forno.




Visto che i krapfen era proprio la prima volta che li facevo e sono venuti davvero buoni, voglio condividerne la ricetta:


KRAPFEN VEGANI AL FORNO

Pur essendo di origine austriaca, è il dolce tipico di Carnevale del Trentino Alto Adige. Solitamente viene fritto, ma la proposta della cottura al forno permette di leccarsi le dita rimanendo leggeri.

Ingredienti:

300 gr di farina bianca fine
60 gr di olio di mais spremuto a freddo (o burro vegetale)
½  cucchiaino di vaniglia
½ bicchiere di latte di riso
scorza di 1 limone grattugiata
1 pizzico di sale
50g di zucchero di canna
zucchero a velo
250 gr di crema di nocciole bio (o marmellata biologica a piacere)
100 gr. di lievito madre rinfrescato (o un panetto di lievito di birra)

Preparazione:

per prima cosa facciamo sciogliere il lievito nel latte tiepido con un cucchiaino di zucchero. Nel frattempo su un piano versiamo la farina disponendolo a fontana, aggiungiamo all’interno l'olio di mais (o burro vegetale), un pizzico di sale, la scorza di limone, la vaniglia, lo zucchero ed infine il lievito sciolto nel latte.
Lavoriamo tutti gli ingredienti impastando bene fino ad ottenere un panetto compatto, lo infariniamo e lo copriamo finché non sarà lievitato (almeno un paio d’ore o più in un ambiente caldo).
Quando sarà raddoppiato riprendiamo il panetto e lo reimpastiamo. Dopo averlo lavorato ancora una volta per bene, lo stendiamo con un matterello o anche semplicemente aiutandoci con le mani fino ad ottenere una sfoglia di almeno 2 cm.
Ora dobbiamo ricavare dei dischetti di pasta, quindi aiutandoci con un bicchiere facciamo dei cerchi sulla sfoglia. Ad uno ad uno li poniamo su un panno e li lasciamo riposare per almeno un’oretta.
Passato il tempo, prendiamo un dischetto e lo spennelliamo con un po’ di acqua. Al centro mettiamo un cucchiaio abbondante di crema di nocciole (o marmellata) e ricopriamo con un altro dischetto, cercando di chiudere il bordo per farli aderire bene.
Continuiamo così finché  non abbiamo terminato la pasta.
Preriscaldiamo il forno a 180°. Copriamo una teglia con carta forno (o la ungiamo con un filo d’ olio) e disponiamo i nostri krapfen sul fondo lasciando un po’ di spazio tra l’uno e l’altro e li inforniamo per circa 20 minuti.
Una volta cotti, i krapfen dovranno essere leggermente dorati, li spolverizziamo con dello zucchero a velo.
Tiepidi sono ottimi!

Buon Appetito e Buon Carnevale a tutti i bambini e ai loro famigliari.