venerdì 31 gennaio 2014

Non aggiungerei altro

Oggi non avevo in programma nessun post. Avevo un pò di tante altre cose a cui dedicarmi (casa, famiglia, lavoro ...). Però ieri sera sono capitata per caso in una frase di Mike Dooley, scrittore di alcuni libri, che non conosco e che non ho mai letto. Però questa frase mi è piaciuta molto, perchè penso di essere anch'io d'accordo con quanto viene detto, per cui ho pensato di condividerla con chiunque passerà di qua a leggere.

"Ricordiamoci che nella vita i momenti dolorosi non arrivano mai per caso: ci colgono quando siamo pronti a sperimentarli. Perciò non guardate alla sofferenza come qualcosa da ascrivere alla sfortuna, ma come il segnale che è ora di crescere e passare ad una comprensione più profonda di voi e della vita".

Nel titolo dicevo "non aggiungerei altro" ma una piccola cosa la vorrei scrivere. Da cristiana, e per esperienza, sono convinta che non esiste un Dio cattivo che punisce l'uomo quando lo rinnega così come non esiste un Dio buono che fa solo miracoli. Esiste però, per chi vuole crederlo e per chi si abbandona alla sua misericordia, un Dio che vuole il bene dell'uomo e che a volte ci "dona" situazioni difficili o dolorose perchè in quel momento abbiamo davvero bisogno di crescere o di cambiare. Il fine ultimo però è sempre il bene. 

Se avete qualcos'altro da aggiungere .... vi ringrazio sin d'ora. Il confronto è sempre un elemento positivo.

giovedì 30 gennaio 2014

I tre giorni della merla

Nei giorni scorsi il tempo metereologico ci ha fatto passare da giornate piovose e umide a giornate quasi primaverili, con un bellissimo sole ma fin troppo calde per essere in gennaio.



 

Ieri invece, quando ho aperto le imposte, ho visto davanti a me un paesaggio tutto bianco, non di neve, ma di brina e ghiaccio.




 

E la temperatura era proprio quella che piace a me in inverno: un bel freddo, ma asciutto, quello che ti fa coprire bene con maglioni, sciarpe, berretti e guanti di lana.
Eh già, era proprio il primo giorno della merla. Secondo la tradizione gli ultimi tre giorni del mese di gennaio sono appunto i giorni più freddi di tutto l'inverno.
Ricordo che qualche anno fa, quando il mio primo figlio era alla scuola elementare, la maestra di italiano gli aveva raccontato la storia della merla, per spiegare loro il perchè si dice così.

Non so se in tutt'Italia c'è questa "tradizione", ma ho pensato di condividerla con voi, così potrete raccontarla anche ai vostri bambini.
Molte sono le versione che spiegano l’origine di questa leggenda, alcune simili, altre assai diverse, ma che vedono in tutte un unico protagonista: una Merla. Io ho scelto queste due.

La prima nasce in tempi assai lontani, quando Gennaio non aveva ancora 31 giorni ma solo 28. Si narra che Gennaio fosse particolarmente scherzoso e un po’ invidioso, in particolar modo con una Merla, molto ammirata per il suo grande becco giallo e per le penne bianchissime. 
Per questo Gennaio si divertiva a tormentarla; ogni volta infatti che ella usciva in cerca di cibo egli scatenava bufera di neve e vento. Stufa di tutto questo un giorno la Merla andò da Gennaio e gli chiese: "Amico mio potresti durare un po’ di meno"?. Ma Gennaio, orgoglioso come era rispose: "Eh no, carissima proprio non posso. Il calendario è quello che è, e a me sono toccati 28 giorni".
A questa risposta la Merla decise di farsi furba e l’anno seguente fece una bella scorta di cibo che infilò nel suo nido così che rimase per tutti i 28 giorni al riparo senza bisogno di uscire. Trascorsi i 28 giorni, la Merla uscì e cominciò a prendere in giro Gennaio: "Eh caro mio, quest’anno sono stata proprio bene, sempre al calduccio, e tu non hai potuto farmi congelare il becco nemmeno un giorno". Detto ciò Gennaio se la prese così tanto che andò dal fratello Febbraio, che vantava ben 31 giorni, e gli chiese in prestito 3 giorni.
Il fratello dubbioso domando: "Cosa vuoi farne"? e Gennaio rispose: "Ho da vendicarmi di una Merla impertinente. Stai a vedere". 
E così Gennaio tornò sulla terra e scatenò una tremenda bufera di neve che durò per tutti i 3 giorni. La povera Merla, che era andata in giro a far provviste, per il forte vento non riuscì nemmeno a tornare al suo nido. Trovato il comignolo di un camino, vi si rifugiò in cerca di un po’ di tepore. Trascorsi quei freddissimi 3 giorni uscì dal comignolo sana e salva ma le sue candide penne erano diventate tutte nere a causa del fumo e della fuliggine. Da allora Gennaio ha sempre 31 giorni e i merli hanno sempre le piume nere. 

La seconda versione, ambientata nel capoluogo lombardo, ha come protagonisti un merlo, una merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova e poi per l'inverno sotto una gronda, al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni così che il merlo volava da mattina a sera in cerca di cibo, che tuttavia scarseggiava sempre di più. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i figlioletti intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. La tormenta tenne lontano il merlo da casa per ben tre giorni (appunto gli ultimi tre di Gennaio). Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti perchè erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo giorno di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione da favola. 
 
A voi quale piace? Ne conoscete qualche altra versione?

P.S. proprio mentre scrivevo questo post nel mio giardino sono venuti, oltre agli ormai afecionados piccioni (dal carattere un pò egoista), tre merli, un pettirosso e un meraviglioso cardellino. Sono corsa subito a prendere la macchina fotografica e quando l'ho accesa è apparsa la scritta "memoria piena" (ggrrr!!!). Così ho liberato un pò di spazio ma ormai gli uccellini, presi da tutti questi movimenti, sono volati via.  Le uniche foto che sono riuscita a fare sono queste.






Spero che nei prossimi giorni ritorni ancora il cardellino perchè era bellissimo nei i suoi colori e nel nostro giardino non era mai venuto.

P.S.2:
anche oggi, secondo giorno della merla, il paesaggio è decisamente cambiato!!!

  
neve, neve, neve .... per la gioia dei bambini




mercoledì 29 gennaio 2014

Il nostro pane quotidiano

Ieri, come ogni martedì, più o meno intorno all'ora di cena, mio marito torna a casa dal lavoro e viene sempre accolto da un profumo che lo avvolge e lo inebria: il profumo del pane che sta cuocendo nel forno. E' uno dei profumi più semplici e antichi, ma che fa sempre piacere all'olfatto di tutti noi.
Il martedì impasto e cuocio una bella pagnotta, perchè il giorno dopo lo porto all'asilo che frequenta la mia bambina e che servirà per il pranzo o gli spuntini dei bambini nella seconda parte della settimana. A volte, però, capita che il lunedì sera ormai abbiamo poco pane in casa così, quando procediamo al rinfresco del lievito madre, calcoliamo la quantità necessaria per fare due belle pagnotte. Raddoppiando la quantità, si moltiplica anche il buon profumo che si respira durante tutta la serata e che ci accompagna fino al momento di andare a dormire. Navigando in internet si possono trovare centinaia di ricette di pane, tutte diverse nei modi e negli ingredienti. Io condivido con voi la mia.

PANE DI CASA NOSTRA AI SEMI MISTI (dosi per una pagnotta):

Per il rinfresco del lievito madre (da fare la sera precedente):

60 gr. di lievito madre
60 gr. di farina di grano tenero bio
30 gr. di acqua a temperatura ambiente

Mio marito impasta insieme i tre ingredienti, forma una palla e la lascia lievitare in una ciotola coperta con un telo per tutta la notte. La tiene nel forno con la lucina accesa.

Per l'impasto (da fare la mattina seguente):

130 gr. di lievito madre rinfrescato
un cucchiaino abbondante di malto d'orzo (o di altro cereale) bio
300 gr. di acqua leggermente tiepida
400 gr. di farina di grano tenero semi integrale bio
100 gr. di farina di grano tenero integrale bio
100 gr. di farina di farro bio
2 cucchiaini rasi di sale marino iodato fine
2 o 3 cucchiai di semi misti bio (io uso sesamo, girasole, lino, zucca)

Questa volta tocca a me. Mescolo bene il lievito madre rinfrescato con il malto d'orzo e un pò di acqua fino a rendere il tutto omogeneo. Preparo il mix di farine, sale e semi; lo unisco piano piano al lievito e aggiungo anche l'acqua rimasta. Impasto il tutto per circa 15 minuti.
Metto l'impasto direttamente nella ciotola di vetro nella quale lo cuocerò (unta di olio extra vergine d'oliva bio e leggermente infarinata) e lo lascio lievitare per tutto il giorno, sempre coperto e al calduccio nel forno con la lucina accesa.


Pani lievitati prima della cottura

  
Nel pomeriggio, quando esco dal lavoro, vado a prendere i bambini dalla nonna, e una volta a casa tolgo l'impasto dal forno e lo accendo 210°. Quando il forno è caldo metto dentro il pane a cuocere e abbasso il forno a 200° per una decina di minuti, dopodichè abbasso nuovamente la temperatura a 180° e lo cuocio per altri 30 minuti.


I due pani appena usciti dal forno

Questo è il pane che mangeranno i bambini dell'asilo


Concludo con un altro piccolo racconto di famiglia riguardante il pane.


Ogni venerdì, nell'asilo frequentato da mia figlia, i bambini fanno il pane e lo portano a casa tutti orgogliosi. Quando la maestra prende l'impasto lievitato, tutti i bambini si mettono con le mani raccolte per accogliere il pezzetto che verrà dato a ciascuno e che verrà poi trasformato nel loro panino. Maestra e bambini, in questo momento, recitano questa filastrocca:

"Un giorno un chiccolino
giocava a nascondino;
nessuno lo cercò
e lui si addormentò.
Dormì sotto la neve
un sonno lungo e greve;
infine si alzò
e pianta diventò.
La pianta era sottile,
flessibile e gentile.
La spiga mise fuor
di un esile color.
Il sole la baciava,
il vento la cullava:
di chicci si riempì
per il pane di ogni dì".

lunedì 27 gennaio 2014

Non tutte le ciambelle ...

... riescono con buco. Questo è il famoso proverbio che tutti conosciamo, ma io oggi ho voluto modificarlo, giusto per cambiare un pò. Così, nella mia cucina, è diventato "non tutti i plumcake riescono con la base", nel senso che a volte rimane attaccata allo stampo. Aaaaarrrrggggg!!!!!
Forse ho voluto sformare il dolce un pò troppo presto per farlo raffreddare, sta di fatto che un pò più di metà è andato sulla gratella per raffeddarsi, mentre la parte finale è rimasta nello stampo. In questa situazione ho ancora una volta sperimentato di come funzioni quel piccolo esercizio di fare un respiro profondo e contare fino a dieci. Si, perchè dopo aver proninciato l'ultimo numero, appunto il 10, mi è sopraggiunta un'idea. La parte sopra della torta era bella e decisamente anche buona per cui era già stata destinata alla colazione del mattino successivo. Ma tutta quella base rimasta nello stampo era decisamente troppa. Gettarla nel bidone dell'immondizia, assolutamente non se ne parla, mangiarla così com'era semplicemente raccogliendola con un cucchiaino era la cosa più semplice e veloce da fare, ma un'immagine si è subito infiltrata nella mia mente. Si poteva mangiarla col cucchiaino, ma perchè non creare un piccolo dolcetto diverso e un pò sfizioso?

Ma torniamo indietro e iniziamo ad elencare gli ingredienti del plum cake, facendo però un'altra piccola premessa. Qualche giorno prima avevo ricevuto la farina di castagne che avevo ordinato tramite il GAS, Gruppo di Acquisto solidale, del quale faccio parte ormai da parecchi anni. Si tratta di un gruppo di persone che decidono di acquistare prodotti biologici direttamente dal produttore, verso il quale si ha anche un atteggiamento di solidarietà, riconoscendogli il giusto prezzo per il lavoro svolto nella produzione del prodotto. Poi questo aspetto solidale può essere anche molto altro, ma non mi soffermo ora a descrivere ciò. Era quindi giunto il momento di utilizzare questa ottima farina.

PLUMCAKE CON FARINA DI CASTAGNE

250 gr. farina di castagne
100 gr. zucchero di canna
150 ml. latte di riso
70 m. olio di mais spremuto a freddo
2 uova
1 pizzico di vaniglia in polvere
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaiono di aceto di mele
pinoli q.b. per decorare

Scaldare il forno a 170°. Preparare lo stampo da plumcake ungendolo con olio e infarinandolo leggermente. Mescolare insieme tutti gli ingredienti liquidi (latte di riso, olio di mais, uova). Aggiungere tutti gli ingredienti secchi (zucchero di canna, farina di castagne setacciata, vaniglia, sale). Terminare unendo al composto il bicarbonato di sodio e l'aceto di mele per l'effetto lievitante. Chi non volesse utilizzare questi ultimi due ingredienti, può usare tranquillamente il normale lievito per dolci, meglio se cremortartaro. Decorare con i pinoli e infornare l'impasto nel forno già caldo per 40° minuti. 

Sono stata brava a non far vedere la base...sembra perfetta!


Ora sarete tutti curiosi di sapere cose ne è stato della base rimasta nello stampo. Ho cercato di ulitizzare la semplicità, il riciclo e il non spreco.
Ho aggiunto due ingredienti, ho preso dei piccoli vasetti con un tappo per poterli richiudere e ci ho messo tanto amore per preparare questo piccolo dolcetto ai miei bambini.

panna di soya
zucchero a velo

Montare i due ingredienti con un frullatore a immersione. Riempire il vasetto alternando stati di briciole di torta a strati di panna montata dolce. Et voilà....








Ovviamente non mi sono dimenticata di lasciare qualche briciola per gli uccellini che, unite a quelle rimaste in fondo alla scatola dei biscotti, sono servite al mattino successivo da colazione a due piccioni che sono arrivati in cortile proprio mentre noi stavamo gustando plumcake e dolcetto al cucchiaio. E la domenica è iniziata davvero bene ....

Qui il vasetto è già vuoto ...
... e qui manca davvero poco!



E anche loro si sono fatti una bella scorpacciata

venerdì 24 gennaio 2014

Il goloso ... intollerante

Come ho già detto in qualche post precedente, in famiglia sono presenti intolleranze ad alcuni alimenti, tra cui il latte vaccino e i suoi derivati. Questo mi ha resa una cuoca un po’ speciale, perché quando cucino devo trasformare il mio cucchiaio di legno in una bacchetta magica per poter fare tutte le opportune magie del caso. 


Trasformazioni, alchimie, invenzioni, esperimenti …. tutte cose all’ordine del giorno nella mia cucina.
Poi, per non farmi mancare niente, la maestra dell’asilo frequentato da mia figlia è celiaca per cui, quando è il mio turno settimanale di cucinare il pranzo oppure quando c’è qualche compleanno per cui è sempre bello festeggiare con una fettina di torta, devo togliere anche tutti quegli ingredienti che contengono il glutine. Allora oggi, siccome avevo in dispensa ancora un pò di farina senza glutine, ho deciso di utilizzarla per farne una torta, nella quale appunto non sono presenti né latticini, né glutine.

CIAMBELLA ALLE MANDORLE

Ingredienti:
200 gr. mix di farina senza glutine + q.b. per la tortiera
200 gr. di zucchero di canna
120 gr. olio di mais spremuto a freddo + q.b. per la tortiera
3 uova bio
100 gr. di mandole bio (tenerne da parte qualcuna intera per decorare)
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaino di aceto di mele
un pizzico di sale

Ho iniziato tritando finemente le mandorle e preparando lo stampo da ciambella (o una tortiera normale, se non l'avete) ungendolo con l'olio e infarinandolo leggermente.
Ho messo in una cioltola lo zucchero di canna insieme all'olio e ho mescolato energicamente per ottenere quasi una crema. Ho unito le uova, il pizzico di sale e la farina setacciata mescolando bene il tutto. Infine ho aggiunto il bicarbonato di sodio e l'aceto di mele. Questi ultimi due ingredienti sostituiscono il lievito chimico in polvere (per chi dovesse essere intollerante anche a quello) perchè uniti formano una reazione che favorisce la lievitazione dei dolci. Una volta amalgamati bene tutti gli ingredienti ho versato il composto nello stampo da ciambella e l'ho messo in forno già caldo a 180° per 40 minuti. Trascorso tale tempo, l'ho tirato fuori dal forno, l'ho lasciato intiepidire leggermente, ho sformato la torta su un vassoio da portata e ho decorato con le mandorle rimaste.
Per chi volesse, prima di decorare con le mandorle, si può spolverizzare con zucchero a velo.
A me però piaceva semplice e naturale, come appena sfornata!



Inutile dire che non è durata ... per molto tempo!!!





martedì 21 gennaio 2014

Colazione da bar ... anzi meglio !

Chi mi conosce sa bene che amo molto il momento della colazione. Bevande calde che ti coccolano, morbidi dolci fatti in casa o biscotti golosi da inzuppare. Insomma, nonostante mi piaccia il salato, per me la colazione deve essere dolce, perchè mi sembra un bel modo di iniziare la giornata.
Durante la settimana cosiddetta "lavorativa" mi faccio un semplice "caffè latte" con yannoh (o caffè d'orzo) e latte di riso, ma durante il week-end, se posso, mi piace molto farmi una cosa che io adoro: il cappuccino. Da quando non bevo più il latte vaccino, questo mi era diventato un pò difficile perchè il latte di riso non è abbastanza "grasso" per poter fare quella bella schiumetta tipica dei cappuccini fatti a regola d'arte.
Ma recentemente ho scoperto, grazie a mio marito che me ne ha regalata una confezione, un fantastico latte di soia al gusto cappuccino della marca Alpro.

 




Inutile dire che il regalo, seppur nella sua semplicità, è stato più che gradito :). Si tratta di una bevanda che già è buona da sola, ma trasformata in vero e proprio cappuccio con la sua morbida e cremosa schiuma, la rende ancora più deliziosa.
E il tutto con un occhio di riguardo non solo al gusto ma anche alla salute, in quanto non possiede i grassi saturi presenti nel latte vaccino, ma è ricco di proteine vegetali, calcio e vitamine B2, B12 e D.

Schiuma densa, morbida ....
 







E' come essere al bar ma in una situazione mooolto più comoda, magari ancora in pigiama e pantofole. Che bello iniziare così la giornata. Non potrei desiderare altro.

... e cremosissima. Da leccarsi i baffi!

lunedì 20 gennaio 2014

E' ora di amarsi

In questi giorni sono stata un pò presa da impegni famigliari, di quelli piacevoli ma che ti fanno arrivare alla domenica sera e ti fanno dire "Ma domani è già lunedì? Cosa ho combinato in questo week-end"?
Quindi non ho proprio avuto il tempo di dedicarmi al blog e in ogni caso ero troppo occupata dalle cose da fare, tanto che nessuna buona ispirazione è sopraggiunta alla mia mente.
Però oggi mi è capitato di vedere un video che mi ha fatto riflettere. Iniziate a guardarlo ...




Questo è un video proposto dal marchio Dove in relazione ad una campagna riguardante la bellezza autentica e l'autostima.
All'inizio mi ha colpito perchè tra quelle persone intervistate avrei potuto esserci anch'io, nel senso che anch'io probabilmente farei meno fatica a trovare i miei difetti fisici piuttosto che i miei pregi. Però guardare questo video mi ha fatto un pò soffrire... alcune ragazze erano carine e non avevano proprio niente di strano nel loro fisico. Ancora una volta mi sono resa conto di come l'industria cosmetica, farmaceutica, chirurgica e  della moda cerca prepotentemente di condizionare il nostro pensiero, portandolo a considerare come giusti e assoluti solo i canoni estetici da loro pensati, deviandolo invece dalla bellezza autentica che davvero c'è in ognuno di noi, proprio perchè ognuno è autentico, originale, unico!
Inoltre, in tutto quello che la pubblicità ci propina come bello, non viene minimamente preso in considerazione il fatto che ognuno di noi possiede delle qualità profonde, che vanno ben aldilà dell'estetica e che alla fine sono quelle che contano. Questo non vuol dire che non bisogna curare il proprio corpo e la propria fisicità, ma che non bisogna far si che solo questi aspetti diventino l'assoluto o il dramma della nostra vita.
Questo video e questi pensieri che condivido mi fanno ancora una volta fissare lo sguardo su di me, non solo come donna ma anche come madre, affinchè io possa sempre avere la giusta considerazione di me stessa e la capacità di trasmettere ai miei figli quell'amore per il proprio corpo e la sicurezza delle proprie qualità, in modo da consentire loro una crescita nell'autostima.








giovedì 16 gennaio 2014

Pausa "caffè"

In questi giorni, riflettendo sul mio blog appena nato ma desideroso di crescere, ho pensato di creare un'apposita sezione che mi permette di condividere con chiunque legge, l'esperienza che ho avuto nell'utilizzare determinati prodotti. Un pò perchè, avendo intolleranze alimentari in famiglia, sono sempre alla ricerca di prodotti alternativi che ci permettano di non sentirci "diversi" soprattutto quando siamo fuori casa. E un pò perchè mi piace l'idea di poter dare un consiglio o una opinione su una cosa che io effettivamente ho provato. Ogni tanto mi ritrovo a girovagare nel web e spesso alcuni commenti mi sono stati davvero utili. E questa è una cosa che proprio mi piace: con umiltà e semplicità posso essere anch'io d'aiuto a qualcun altro.
E ho deciso di cominciare .... proprio prendendomi una pausa.
Mmmmh, che buono il profumo che inebria tutta la cucina, il suono gorgogliante che mi indica quando è pronto, il colore marrone che richiama la terra, per non parlare poi del sapore, intenso e nello stesso tempo delicato. No, non sto parlando del caffè, ma di un suo succedaneo.
Per tutti coloro che, per vari motivi, non possono bere il caffè, per tutti coloro che vogliono iniziare bene la giornata senza essere agitati sin dal mattino, per tutti quei bambini che vogliono una bevanda calda e, nell'imitazioni dei genitori, vorrebbero il caffè ma per ovvie ragioni è meglio non darglielo, ho provato Yannoh® Original.

 
Si tratta di una miscela di cereali torrefatti, che ha il vantaggio di poter essere utilizzata sia nella moka che nelle macchine da caffè con il filtro. Si differenzia da un normale caffè d'orzo dagli indredienti, che sono di più e quindi più completo: infatti troviamo orzo, segale, frumento, cicoria e ceci. Tutti rigorosamente provenienti da agricoltura biologica. Essendo ottenuto tramite una torrefazione lenta, questa bevanda, come dicevo prima, è resa ideale per tutta la famiglia. Direi: cosa non da poco!
E ora, dopo avervelo consigliato, ne vado a sorseggiare una tazza.

mercoledì 15 gennaio 2014

Perchè proprio di notte???

Già ... Perchè una voce di lamento doloroso si sente proprio quando si è ormai nel letto da un paio d'ore, quando gli occhi sono già ben chiusi, quando tutto il corpo e la mente sono totalmente abbandonati a Morfeo?
Ore 1,30 a.m.: nostra figlia, la più piccola, si lamenta che ha un pò di mal di gola. Mi alzo, le do un pò di acqua da bere, la coccolo un pochino e poi ritorno a dormire. Poco dopo il fastidio aumenta, sopraggiunge il pianto e il dolore si è spostato dalla gola all'orecchio.
Mal d'orecchio: parola per me che evoca momenti dolorosi, molto dolorosi della mia infanzia, e che quando la sento sto quasi male al ricordo.
Mi ri-alzo e inizio col darle un rimedio omeopatico. Da qualche anno, più o meno da quando è nata lei, ci siamo orientati alla medicina omeopatica e col tempo la nostra scatola dei medicinali è decisamente cambiata. C'è ancora qualche medicinale "classico", ma ormai tendiamo ad utilizzare prevalentemente quelli.
Dopo circa dieci minuti, si lamenta ancora; ovviamente è troppo presto perchè l'effetto sia già avvenuto e soprattutto in modo totale. Allora prendo i miei appunti di "cosa prendere quando" che col tempo mi sono tenuta, a seconda delle indicazioni di pediatra e parafarmaciste amiche.
C'è un altro rimedio che si può prendere insieme al precedente. Anzi, in caso di dolore acuto che non passa, si possono prendere insieme ad intervalli di 15 minuti per circa due ore. E così inizio a fare, con la speranza che le possa passare al più presto.
Sicuramente il dolore all'orecchio è dovuto al raffreddore di questi giorni, che l'hanno riempita di tanto muco. Quindi, in mezzo a tutte questi granuli che le do ogni quarto d'ora, decido anche di farle un bell'areosol. Ad un certo punto, si alza anche mio marito per coccolarla e cercare di poterla calmare un pò. L'abbiamo anche portata nel lettone con noi per farla sentire più protetta, ma poi lei voleva sempre ritornare nel suo letto, e continuando a lamentarsi, l'andirivieni sembrava infinito.
Fino a che mio marito, quasi intorno alle 4.00 a.m. mi dice "Ma non possiamo darle un pò di paracetamolo"? (non dico la marca del medicinale, ma è quello di uso più comune). Io subito mi irrigidisco, perchè quando seguo una linea mi piace che sia quella e basta. Poi non l'avevo neanche, è da tempo che non compero più quel prodotto. Ma effettivamente, a parte la notte in bianco che tutti e tre stavamo trascorrendo (gli altri due figli per fortuna dormivano!), nostra figlia aveva veramente tanto male e proprio non aveva nessuna intenzione di passare. Ovviamente a quell'ora non potevo chiamare i vicini di casa, così apro nuovamente la scatola dei medicinali e, abbastanza nascosta, trovo una scatolina con dentro ancora 2 supposte di paracetamolo, prestata da un'amica in un'altra occasione di emergenza. Premesso che io non amo le supposte (sempre per ricordo infantile) ma mi sono fatta forza e gliel'ho somministrata. L'abbiamo coccolata ancora un pò, l'abbiamo rimessa nel suo lettino e, tempo 10-15 minuti, il silenzio è ritornato nella nostra casa, il dolore si è placato e tutti abbiamo ricominciato a dormire quelle ultime ore che ci separavano dal suono della sveglia.
Perchè ho voluto raccontare questa storia, magari anche abbastanza comune, soprattutto in questa stagione? Perchè essendo io abbastanza rigida, episodi come questo, mi fanno sempre memoria di quanto sia importante non esserlo, in modo così estremo e totalizzante. Nella vita bisogna sempre lasciare spazio agli eventi e alle diverse modalità con le quali poterli affrontare. In questa, come in qualsiasi altra situazione l'imprevisto, se accolto, può diventare maestro di vita. La capacità di adattarsi alle situazioni non programmate è una caratteristica importante perchè ci costringe ad uscire dal proprio schema e ci porta al largo dove non ci sono troppe certezze, ma dove ognuno può scavare dentro se stesso e trovare risorse inaspettate.
Anche oggi la vita mi ha insegnato, con semplicità, una piccola cosa che però può diventare estremamente utile. La affido anche a voi ...

martedì 14 gennaio 2014

Un pò di pubblicità

Pubblico volentieri la locandina di una conferenza organizzata dall'Associazione Culturale Steineriana
"Il Dondolo", durante la quale le famiglie dei bambini dell'asilo condivideranno la loro esperienza riguardo alla pedagogia steineriana. LAsilo famiglia steineriano si trova a Villanterio (PV) ed è sempre possibile fare dei colloqui conoscitivi e informativi con la maestra.

Chi volesse avere maggiori informazioni mi può contattare. Grazie!



lunedì 13 gennaio 2014

La bontà ... è disarmante!

2 Gennaio 2014: la nostra famiglia decide di concedersi una pausa benefica per ricaricarsi le batterie in un luogo molto caro.
Luogo: Torino
Destinazione: Sermig, Arsenale della Pace
E' ormai la terza volta che partecipiamo al campo famiglie in questo luogo del quale se lo conosci, fai di tutto per non evitarlo, ma per ritornarci.
Il Sermig - Servizio Missionario Giovani - nasce nel 1964 da un'intuizione di Ernesto Olivero e da un sogno condiviso con molti: sconfiggere la fame con opere di giustizia e di sviluppo, vivere la solidarietà verso i più poveri e dare una speciale attenzione ai giovani cercando insieme a loro le vie della pace. 
Nel momento in cui Ernesto ha sentito forte dentro di sè la frase del profeta Isaia 
 "Forgeranno le loro spade in vomeri...
non si eserciteranno più nell'arte della guerra"
la Provvidenza non ha più smesso di agire. Col tempo e il lavoro gratuito di tanti, è stato possibile trasformare il vecchio Arsenale militare di Torino (nel quale venivano costruite le armi utilizzate nelle guerre mondiali), in Arsenale della pace, cioè una casa accogliente ma sobria al servizio della pace. Negli anni successivi sono stati poi costruiti, con lo stesso stile, altri due Arsenali: nel 1996 l'Arsenale della Speranza a San Paolo del Brasile e nel 2003 l'Arsenale dell'Incontro in Giordania. In tutti e tre vi trovano posto le carità più urgenti e necessarie, ma soprattutto sono aperti all'incontro con chiunque voglia ricercare il senso della propria vita. Sono in particolare case per i giovani, gli uomini di domani, che più di tutti portano le ferite delle povertà del nostro tempo.
In questa realtà è come se ci sentiamo a casa nostra, ogni volta che varchiamo la porta del Sermig, si inizia davvero a respiare pace, quella pace della quale il cuore di ogni uomo ne sente la necessita. Il campo famiglie è strutturato in quattro giorni nei quali, non solo ci sono momenti di incontro dove insieme si condivide un determinato tema, ma ci si adopera anche per prestare il proprio aiuto alle necessità del momento: può essere un aiuto in cucina, piuttosto che nelle pulizie, nella sistemazione di oggetti o abiti che continuamente arrivano a loro, spostamento di scaffali, montaggio di mobili, insomma tutto quello che in quel momento può servire per accogliere l'altro, donandogli speranza e dignità. Le attività vengono proposte anche per i bambini e ragazzi, a seconda delle fasce di età. I nostri figli sono sempre super felici di andare al Sermig e ne conservano un ricordo prezioso e profondo durante tutto l'anno, nell'attesa di poterci ritornare al più presto. E' sempre un'esperienza impegnativa e in un certo senso anche stancante dal punto di vista fisico, ma il dono che poi ci lascia, ricompensa alla grande ogni fatica. E' un'esperienza talmente bella e profonda che mi è sempre difficile riuscire a raccontarla: ritengo che bisogna proprio provarla!








domenica 12 gennaio 2014

Il gioco come momento vitale di crescita

Mentre mio marito mi saluta e si accinge ad andare a dormire, utilizzo questo momento di tranquillità e inizio a buttare giù qualche riga riguardo al post che vorrei pubblicare.
Oggi, complici l'assenza di impegni e la ripresa di nostra figlia da un febbrone del giorno precendete, è stato uno di quei pomeriggi in cui abbiamo potuto godere la semplicità degli affetti e delle piccole cose.
Abbigliamento comodo, fuoco che scoppietta nel camino donandoci calore, bambini che vogliono giocare ... connubio perfetto per un tranquillo momento di relax.
Ho proposto loro di giocare con i cubetti e le piste del treno di legno. Ebbene si, adoro i giocattoli di legno. Tirati fuori tutti i pezzi necessari insieme abbiamo inscenato una grande ferrovia che attraversava un intero villaggio.


Da quando abbiamo conosciuto la pedagogia steineriana abbiamo cercato di far entrare in casa meno giocattoli ma di diversa qualità rispetto a quelli "commerciali". Sono tipi di gioco che apprezziamo e che piacciono molto anche ai bambini, per tanti motivi. Innanzitutto il materiale: in questo caso il legno che è caldo, naturale, resistente. E poi il fatto che non sono prettamente definiti in un determinato modo e quello solo, ma ogni volta permettono ai bambini di utilizzare tutta la fantasia che è naturalmente innata in loro. I cubetti, ad esempio, possono diventare una gigantesca torre (dove la parte divertente è poi sempre quella di abbatterla), oppure come per magia, possono continuamente trasformarsi in case, castelli, animali, villaggi, macchine ecc.
Questo è un elemento molto importante, perchè giocare significa essere dentro a quella situazione in quel momento e non servirsi di un oggetto già pensato e costruito da qualcun altro. Questo concetto pedagogico vale a maggior ragione proprio per i bambini, perchè loro sono esseri in divenire. Hanno sempre bisogno della possibilità di costruire qualcosa di nuovo, proprio come avviene durante la loro crescita. Ecco quindi che i giocattoli dovrebbero avere la caratteristica di permettere ai bambini di sperimentare ogni volta in modo libero.
Poi ci sono tanti altri elementi che rientrano in questo gioco creativo e liberante: ad esempio le bambole di pezza, i teli di stoffa colorati, cestini con nastri di lana e altri elementi naturali .... insomma tutto ciò che la natura mette a nostra disposizione e che l'immaginario dei bambini può utilizzare.
E infine, ma non di minore importanza, ci vuole sempre l'adulto come esempio attivo e positivo da imitare, affinchè il bambino accolga tutti gli avvenimenti intorno a sè e li possa poi re-interpretare nella fase creativa del gioco, attività per loro molto seria, ma con la giusta dose di leggerezza.
Sono l'esempio perfetto per noi adulti molto spesso intrappolati nella fretta e nel vivere la maggior parte delle situazioni in modo un pò troppo appesantito.
Grazie piccoli angeli!


sabato 11 gennaio 2014

Sabato: pizzaaaa!

Finalmente arriva il sabato, giorno nel quale si possono fare le cose con un attimo di calma in più, senza avere la fretta di correre a scuola altrimenti il cancello chiude, dover accompagnare la piccola all'asilo, preparare il pranzo per chi torna a casa da scuola perchè non ha la mensa interna e, perchè no, magari andare anche a lavorare. Per fortuna si può tirare un sospiro di sollievo e anche riposare un'oretta in più. Ma questo giorno è altrettanto piacevole perchè abitualmente a cena mangiamo la pizza. Credo che sia uno di quei cibi che piace un pò a tutti e soprattutto del quale non ci si stanca mai. Ma la pizza che mangiamo noi, non solo viene prodotta home made, ma inizia la sera prima.
Ebbene si, il venerdì sera facciamo il cosiddetto "rinfresco del lievito madre". Sembra una parolona complicata, in realtà ci vuole più tempo a dirlo che a farlo. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cos'è il lievito madre (detto anche pasta acida). Certo, è quell'ingrediente che permette ad un impasto di lievitare, ma in questo caso si tratta di una vera e propria creatura, che vive di vita propria e che, se non viene costantemente riattivato, muore.
Quando qualche anno fa mio marito ha scoperto di essere intollerante, oltre che a tanti alimenti, anche al lievito di birra, non ci è rimasta altra scelta che "creare" il lievito madre. Inizialmente viene fatto un semplice impasto con farina, acqua ed un elemento che attiva la fermentazione (che può essere lo yogurt, il miele, frutta matura). Dopo vari rinfreschi, affinchè il lievito possa prendere sempre più forza, si può finalmente utilizzare, avendo poi l'unica accortezza di mantenerlo in vita rinfrescandolo almeno una volta alla settimana, cioè re-impastandolo con lo stesso peso di farina e metà peso di acqua. Avete visto? Ci vuole davvero più tempo per spiegarlo ....e magari si corre anche il rischio di non riuscire a farsi capire bene.


Lievito madre dopo il "rinfresco"
Comunque, ritorniamo in cucina. Al venerdì sera si rinfresca il lievito, mentre il sabato mattina si fa l'impasto della pizza, che solitamente è un semi-integrale. Lo copriamo con un telo e lo mettiamo a nanna a riposare nel forno, reso tiepido semplicemente dalla lucina accesa.

Teglie in attesa dell'impasto lievitato

E nel tardo pomeriggio, dopo aver steso l'impasto in due grandi teglie, entra in gioco tutta la fantasia per farcire la bontà che verrà consumata a cena. Sempre a motivo di intolleranze, le nostre pizze sono bianche, cioè senza polpa di pomodoro, ma con tanti altri ingredienti che la rendono ricca di gusto: olio extra vergine di oliva, origano e mozzarella di bufala sono gli elementi di base , e poi si apre il frigorifero e si sceglie da quello che vi è parcheggiato. Si spazia dai wurtel vegetali, alle verdure varie, a striscioline di pecorino, al gorgonzola di capra, impreziosito infine da olive e capperi.
Vi assicuro che ogni volta che la mangiamo ne apprezziamo non solo il gusto dato da ingredienti biologici di qualità, ma soprattutto l'impegno per averla preparata, che ci ricorda sempre che le cose ottenute con la pazienza e il tempo necessario, sono decisamente più "ricche e intense" di quelle ottenute nel modo ormai purtroppo sempre più abituale del "tutto e subito".

Eccone una ... l'altra è già stata divorata :)



venerdì 10 gennaio 2014

Auguri mamma!

Ieri, come dicevo, è stato il giorno della nascita del mio nuovo blog e quindi il mio primo post ha avuto come argomento proprio quello. Era un inizio troppo bello e dovevo condividerlo con voi.
Ma ieri era anche una giornata per me importante perchè era il compleanno della mia mamma. Il galateo vuole che non si dica l'età di una donna, ma in questo caso ci tengo veramente tanto a dire che la mia splendida mamma ha raggiunto una cifra tonda decisamente importante: 70 anni. Lo dico con tanto orgoglio perchè in questi settant'anni penso che lei abbia vissuto bene tutto quello che la vita le ha offerto. E' nata e cresciuta negli anni successivi al secondo dopo guerra, quindi ha vissuto la povertà e la fame. Ma grazie a questo ha potuto imparare quali sono le cose importanti della vita, e molto spesso sono proprio quelle piccole e semplici, che lei ha saputo trasmettermi egregiamente.
E' una donna dalle mille risorse, lei sa fare tutto (o se non lo sa fare si ingegna per come poterci riscire), tant'è che quando c'è qualcosa da aggiustare, da rifare, da sistemare lo portiamo a lei e non rimaniamo mai delusi.
Sa lavorare a maglia, all'uncinetto, sa cucire, sa occuparsi meravigliosamente di giardinaggio, sa costruire, sa creare, sa cucinare, sa intrattenere i nipoti, sa confortare quando è necessario, sa spronare quando serve, sa dare il giusto consiglio, sa essere paziente ... insomma non le manca proprio niente. Tant'è che io dico sempre ai miei figli: se io sapessi fare la metà delle cose che fa la nonna, non potrei chiedere null'altro, sarei a posto.
Ecco perchè i nostri auguri sono così grandi, perchè questa è davvero una grande donna! Ti vogliamo tanto bene.

giovedì 9 gennaio 2014

Dice il proverbio: anno nuovo ...

... blog nuovo! No, forse non era proprio così. Bè, non scomodiamo i proverbi, anche se una parte di verità c'è. Oggi inizia il mio nuovo blog, il mio primo blog. Era da tanto tempo che mi solleticava l'idea, ma non avevo ancora avuto il tempo (o il coraggio) di iniziare questa nuova avventura. Ma oggi ho deciso che dovevo partire, un pò come tutte quelle cose per le quali senti che è arrivato il momento giusto. Anche perchè, molte volte ho provato per esperienza che se non ti butti niente comincia, che se aspetti di avere tutto pronto e a posto niente parte. Quindi ho deciso di iniziare. D'altronde per arrivare alla cima della montagna bisogna fare un passo alla volta, no?
Ieri sera quando sono andata a dormire ho pensato un pò a cosa avrei potuto scrivere in questo primo post e ho deciso di raccontarvi perchè ho scelto proprio questo nome: "semplici briciole di vita".
La vita di ciascuno di noi è fatta di tanti attimi, frammenti, momenti. Possono essere felici, faticosi, intensi, noiosi, dolorosi, gioiosi e chi più ne vive più ne metta. Ma di certo tutti insieme formano la nostra storia. E allora perchè semplici? E cosa c'entrano le briciole?
Semplici perchè provengo da una famiglia di persone semplici, umili, dedite al lavoro e alla famiglia. E perchè a mia volta ho cercato di costruire anch'io una famiglia semplice, che vive all'insegna della sobrietà e cerca di vivere e trasmettere ai figli i valori importanti e profondi della vita.
E proprio per questi motivi che ho appena detto ho scelto le briciole come segno importante.
Un paio di anni fa, durante un inverno decisamente freddo, insieme ai nostri bambini abbiamo pensato che gli uccellini avrebbero fatto fatica a procurarsi del cibo. Ma noi avevamo a disposizione, senza privarci di nulla, tante belle briciole che ogni giorno cadevano sulla tovaglia in cucina, oppure rimanevano sul fondo della scatola dei biscotti. Cambiare semplicemente il gesto dal gettarle in pattumiera al posarle per terra in giardino a noi non sarebbe costato nulla, ma dall'altra parte, avrebbe permesso ad altri esseri umani più indifesi, di sfamarsi e poter così trascorrere il rigido inverno.
Questo semplice gesto e questo cambio di prospettiva nel considerare le cose è stato molto importante, sia per noi che per i bambini, tanto che ormai è diventato un gesto abitudinario come tanti altri.

Ecco alcuni dei nostri piccoli amici